Verra un giorno in cui ci basterà ciò che siamo, e ameremo la nostra sacra mediocrità, il nostro tempo morale, il fiato corto, le scarpe da cento passi, il limite dentro cui siamo impegnati. Allora forse non mi servirà più leggere, perchè tuto avrà il suo senso perfetto, tutto si accomoderà secondo una legge finalmente chiara, rispettata, amata.

 

...chi legge è un analfabeta della vita, non decifra le lettere dei comportamenti, le virgole delle strade, gli a capo delle svolte, le maiuscole e le minoscole delle persone.

 

I monaci orientali, i viagabondi felici, i santi, gli essere leggeri non leggono più, non vogliono più spostarsi da ciò che rivela immediatamente una pienezza.

 

Ogni morte, ogni addio, ogni giorno che se ne va mi danno vergogna. Per questo mi isolo su questo colle di scale e di solitudine e cerco la bellezza dove forse ci sono solo carte e parole.

 

Chi si sente soffocare e apre a picconate una breccia nel suo muro, finendosotto i calcinacci. Chi è stato toccato dalle piume di un angelo e non sa dare la mano a più nessuno. Chi vuole essere felice a ogni costo, contro ogni evidenza, e si rovina.

 

Vivere è una mascalzonata, bisogna esserci portati a fare certe cose senza badare, io preferisco ritirarmi sulla mia scalinata, come un cane maremmano in cima alla collina, a guardare il mondo come se fosse un gregge che sta ogni momento per sbandarsi, e tenerlo tutto unito nel pensiero, proteggendolo da lontano, come fanno i poeti.

 

Se ci fosse più amore, forse ci sarebbero meno poesie, meno racconti, meno frasi da inseguire nel vuoto. Chi legge è un affamato, un assetato, un buco che non si sa riempire con nessuna palata di sabbia. Ma se fosse la terra del tuo giardino a cadeci dentro, forse tutto cambierebbe.

 

Poi qualcuno le offrirà un bicchiere di vino bianco e il libro restera lì, chiuso su una poltrona.

 

Marco Lodoli- Solo un vascello c'è da Leggere Roma -Fandango Libri -2006
liberamente tratto